In  questa sezione del sito potrete trovare le domande e dubbi che vengono poste più di frequente dai tutors dei nostri pazienti.
Spero che queste risposte possano togliervi alcuni dubbi ed aiutarvi per le vostre necessità.

La pulce più frequente sia nel cane sia nel gatto è Ctenocephalides felis felis, cioè la pulce del gatto. Le pulci adulte hanno bisogno di nutrirsi (di sangue) quindi vivono per lo più sull’animale. Si nascondono bene nel mantello…e di solito si riescono a vedere solo se sono davvero numerose! È più facile osservarle sulla cute addominale, dove il pelo è più rado e più corto, ma se non si vedono non se ne può escludere la presenza. Le cosiddette “forme immature” delle pulci, cioè le uova e le larve, si trovano invece nell’ambiente in cui stanno gli animali e in condizioni ottimali di temperatura e umidità possono rimanere vitali per mesi.

Purtroppo non esiste al momento nessun esame del sangue che ci permetta di diagnosticare l’allergia alimentare, né nel cane né nel gatto. Non si conoscono nemmeno esami della pelle che ci aiutino a fare questa diagnosi. Al momento la diagnosi si ottiene sottoponendo il paziente a una prova dietetica che dura alcuni mesi. Se il cane o il gatto migliorano, per capire se il miglioramento è davvero dovuto alla nuova dieta di solito si consiglia di somministrare di nuovo la dieta abituale. Nel caso in cui non si osservi un peggioramento diventa improbabile che il miglioramento osservato nel paziente sia da collegare al cambio di dieta.

L’otite è l’infiammazione delle orecchie. L’otite esterna, la più comune in dermatologia, coinvolge il condotto uditivo esterno. L’otite esterna nel cane e nel gatto si considera un problema dermatologico, in parte perché il condotto uditivo è rivestito di pelle ed in parte perché le malattie cutanee, in particolare le allergie, sono un causa frequente di otite nel cane. Quando il paziente soffre di otite può grattarsi le orecchie, oppure, specie il cane, strusciarle contro superfici ruvide. A volte, sia cani sia gatti, scuotono la testa o la tengono piegata da un lato, oppure tengono i padiglioni auricolari abbassati o sembra che ci sentano poco. All’interno delle orecchie spesso si osserva un accumulo di materiale più o meno denso e di colore variabile, dal giallastro al marrone scuro, che nei cani frequentemente emana un odore pungente. È importante identificare le diverse cause dell’otite, che almeno nel cane sono di solito numerose, per curarle bene. Se l’otite diventa infatti cronica è difficile da curare e soprattutto da guarire.

I cani e i gatti perdono normalmente un po’ di pelo, a volte tutto l’anno e a volte soprattutto in estate ma di solito questo non rappresenta un problema medico e si controlla spazzolando spesso il mantello. Non si può invece considerare normale la comparsa di zone senza pelo (alopecia), o con pelo tanto rado da far vedere la pelle sottostante, o con pelo fitto ma molto corto, come rasato, come a volte succede nei gatti. Anche la mancata ricrescita del pelo dopo che è stato tagliato, o per normale toelettatura o per procedure mediche (prelievi, interventi chirurgici…), non è di solito normale. Nemmeno un mantello “scolorito” e lanuginoso, come a volte capita nel cane, è da considerare normale. In generale, in tutti questi casi e comunque ogni qualvolta si osservino alterazioni di densità, lunghezza e colore del mantello, in presenza o meno di altre lesioni cutanee, conviene escludere la presenza di un problema dermatologico o sistemico.

Se IL CANE NON HA PROBLEMI DERMATOLOGICI la frequenza dei bagni viene stabilita caso per caso, in base alle esigenze del proprietario, allo stile di vita del cane (in casa o in giardino), alla razza (mantello lungo o corto, di colore chiaro o scuro), ecc.

Se invece IL CANE HA PROBLEMI DERMATOLOGICI i bagni frequenti diventano una parte fondamentale della terapia, anzi a volte in certe infezioni batteriche o fungine la cosiddetta “shampoo-terapia” rappresenta la base stessa della terapia. Lo shampoo deve essere specifico per cani e il tipo di shampoo, così come la frequenza di applicazione, devono essere stabiliti dal Medico Veterinario in funzione del problema cutaneo.

Al momento sono disponibili numerosi prodotti ad azione insetticida utili per la profilassi e la terapia delle infestazioni da pulci nel cane e nel gatto.

Possono essere sia applicati sulla pelle, di solito come spot on ma anche sotto forma di collari protettivi, sia per via orale. I prodotti applicati sulla pelle possono distribuirsi solo sulla superficie cutanea oppure essere anche assorbiti ed avere quindi effetto in altre sedi.

Spesso sia i prodotti topici sia quelli dati per bocca sono efficaci anche per altri parassiti cutanei (es. le zecche o alcuni acari), e talora anche per i parassiti interni. Gli unici prodotti con azione “repellente” scientificamente provata nei confronti dei flebotomi, gli insetti vettori di Leishmania, sono i piretroidi, disponibili solo per uso topico in spot on, collare o spray. Sono molto tossici per i gatti!

Si consiglia di rivolgersi al Medico Veterinario per scegliere l’antiparassitario più idoneo per il proprio cane o gatto.

La Malassezia è un lievito (cioè un micete) che, in numero ridotto, si trova normalmente sulla pelle del cane e meno frequentemente del gatto. È causa di infiammazione cutanea soprattutto nei cani allergici e provoca untuosità, arrossamento e ispessimento della pelle. Spesso la Malassezia contribuisce anche a causare otite, sempre nel cane, e di solito si accompagna ad un odore pungente. Nel gatto la Malassezia non è una causa frequente di problemi cutanei. Si può ritrovare sia nei gatti allergici, in cui spesso provoca scaglie marroni untuose, sia nei gatti con malattie generali, sistemiche o degli organi interni. Nei gatti la Malassezia non si accompagna a nessun odore particolare.

È molto più frequente che i problemi di pelle siano dovuti a malattie che colpiscono primariamente la pelle piuttosto che a malattie degli organi interni. Tra i problemi interni in grado di causare lesioni cutanee ci sono certi tumori (es. tumori testicolari nel cane o tumori pancreatici e del timo nel gatto) e, nel cane,anche le malattie ormonali, soprattutto l’ipotiroidismo e la sindrome di Cushing.

Di solito i problemi di pelle dovuti a cause interne sono simmetrici e per lo più non causano prurito, almeno nel cane.

Le prove allergiche servono a identificare le sostanze verso cui un cane ipersensibile, cioè allergico, reagisce in modo eccessivo. Sono sostanze normalmente presenti nell’ambiente, come pollini, muffe o acari della polvere di casa, che vengono dette “allergeni” ambientali. L’allergia nei confronti degli allergeni ambientali è conosciuta come dermatite atopica. Una volta identificati gli allergeni ambientali verso cui il cane atopico reagisce in modo eccessivo è possibile preparare un “vaccino” (immunoterapia allergene-specifica) per ridurre l’ipersensibilità del paziente (iposensibilizzazione).

Le prove allergiche non servono a fare diagnosi di dermatite atopica, quindi non dovrebbero essere eseguite se la dermatite atopica non è stata ancora diagnosticata, se il cane sta facendo o ha fatto recentemente terapie con cortisonici o se il “vaccino” non è considerato una alternativa terapeutica utile per il cane. Inoltre, le prove allergiche non sono indicate per la diagnosi di allergia alimentare.

Le dermatiti allergiche nel cane e nel gatto sono più spesso dovute al morso delle pulci, ad allergeni presenti nell’ambiente (pollini, muffe, acari della polvere di casa o delle derrate alimentari) o ad alimenti. Le pulci sono insetti non sempre visibili sulla pelle dei nostri animali da compagnia, specie se presenti in numero ridotto. Tuttavia, anche se poche di numero, le pulci quando mordono possono causare allergia e prurito. Gli allergeni ambientali, presenti nell’aria, sono sostanze totalmente innocue per la maggior parte dei cani e gatti ma causano prurito nei pazienti ipersensibili, cosiddetti “atopici”. Questi allergeni possono penetrare sia attraverso la pelle sia mediante le vie respiratorie. Infine, gli alimenti che causano allergia sono di solito proteine contenute nelle carni, ma a volte anche nei vegetali (cereali, soia…). Perfino in quantità molto piccole, questi alimenti sono in grado di causare prurito nei cani e gatti allergici.

I gatti manifestano il prurito grattandosi con le zampe posteriori, leccandosi a volte fino a spezzare il pelo, o mordicchiandosi la pelle e il pelo. Le cause più frequenti di prurito nel gatto sono le malattie parassitarie e fungine e le allergie, specie al morso delle pulci. La difficoltà principale sta nel fatto che tutte le malattie che si accompagnano a prurito nel gatto possono manifestarsi allo stesso modo, indipendentemente dalla causa sottostante. Questa particolarità rende impossibile stabilire l’origine del problema cutaneo del gatto senza aver fatto diversi esami sulla pelle e sul pelo. Inoltre i gatti passano normalmente parte del loro tempo grattandosi, leccandosi il mantello e mordicchiandosi, per esempio le unghie. Quindi a volte è complicato decidere se il gatto si gratta o si lecca “troppo” o comunque più del solito, cioè se ha davvero prurito, o se si sta pulendo come di normale abitudine. In generale, se si tratta di prurito sono presenti lesioni cutanee, sebbene a volte non facili da identificare alla semplice vista.

Quando un cane ha prurito di solito si gratta con le zampe posteriori, oppure si lecca e si mordicchia. A volte si struscia contro le superfici che lo circondano, come tappeti, divani o poltrone e se ha prurito alle orecchie può scuotere anche la testa. Se il prurito è molto intenso il cane si può svegliare anche la notte oppure fermarsi quando cammina, proprio per grattarsi.
Il prurito ha tante cause, che includono le malattie parassitarie, come la rogna sarcoptica, le infezioni batteriche o a volte fungine e soprattutto le allergie. Dall’aspetto clinico è difficile, se non impossibile, capire l’origine del problema: è quindi necessario eseguire una serie di esami, di solito della pelle e del pelo, utili a stabilire la causa del prurito e a prescrivere una terapia adeguata.

Cosa sia esattamente il prurito ancora non è chiaro. Viene tuttora definito, come già nel 1600, come una sensazione spiacevole che provoca il desiderio di grattarsi. Certo è che sembra nascere dalla pelle ma in realtà è una sensazione “creata” dal cervello. Il prurito dovrebbe rappresentare un meccanismo di difesa, finalizzato a rimuovere dalla pelle “elementi” potenzialmente nocivi, ad esempio parassiti come le pulci o le zecche. In realtà però questa funzione inizialmente protettiva si perde quando il prurito diventa cronico e dura per mesi. In questi casi è più una fonte di problemi che di vantaggi per il paziente, infatti il pelo si dirada e si spezza, la pelle si può infiammare, ulcerare e ispessire e spesso insorgono infezioni secondarie.

©   ALESSANDRA FONDATI • Iscrizione Ordine dei Medici Veterinari di Pistoia n. 116, P.IVA 07725261007
Medico Veterinario, PhD - Diplomata ECVD (European College of Veterinay Dermatology)

Codice deontologico   •   Privacy Policy   •   Cookie Policy